La rinascita e la demolizione

Il giorno prima
due edifici,
due gruppi di edifici,
o un gruppo di edifici e un sistema costruito all'interno di un edificio

Due situazioni che vengono da fronti opposti.

Uno viene dalla modernità un quartiere di condomini, dei palazzi-alveari pensati negli anni settanta come condomini di appartamenti di piccola metratura da destinare agli studenti universitari. Con il tempo, per le difficoltà di controllo degli stabili da parte delle forze dell'ordine, nella zona presero forma diverse attività legate al commercio di droga e alla prostituzione che generarono attriti tra i diversi gruppi per la gestione delle stesse. I 5 edifici dell'area recintata sono stati in seguito interamente sgomberati e l'assessorato alla casa e all'immigrazione ha fatto conseguentemente murare alcuni appartamenti per evitarne la rioccupazione. Sei palazzine verdi, di quattro piani. Parabole a ogni finestra. Muri scrostati, soffitti che crollano, scale ingommate e appiccicose. Scritte a spray in varie lingue. Acqua che cola.

L'altro, più nobile, il Castello Carrarese o ancora Castello di Padova, è una fortificazione di origine altomedievale posta sulla biforcazione del Bacchiglione dove si divide in Tronco Maestro e Naviglio interno. Deve le attuali caratteristiche alla signoria dei Da Carrara. Durante il XIX secolo e il XX secolo venne in gran parte utilizzato come prigione statale mentre il mastio, la Torlonga, è dal XVIII secolo la Specola cittadina. In particolare il castello ha avuto funzione di prigione fino al secondo dopoguerra.
Poi un incendio, l'abbandono fino all'inizio di un recupero alla ricerca di nuove funzioni da destinare alla città.

Tutti e due il giorno prima di cambiare, per sempre. Dice Richard Misrach, grande fotografo americano: “…non dobbiamo dimenticare che non è la cosa che conferisce significato a un momento. E’ il momento che conferisce significato alle cose” Questo momento era arrivato quel giorno.
Il passare del tempo aveva modellato il passato.
Il passare del tempo aveva travolto le differenze e aveva reso i due luoghi simili nel loro quieto abbandono dopo una storia densa e a suo modo importante.
Il passare del tempo aveva creato due percorsi paralleli che ora si avvalevano solo della luce che si insinua nei chiaroscuri del costruito, che gioca a nascondersi nelle sue ombre, facendo intuire gli spazi, chiedendo alla luce indefinita della natura di trasformarsi nella luce immaginata e costruita. Una luce che fa intuire quelle storie che il tempo puro, non databile, assente da questo nostro mondo di immagini, di simulacri e di ricostruzioni non aveva del tutto cancellato. Quel giorno (lo stesso) in cui le ho fotografate era l'ultimo di questa storia.

Il giorno dopo, per tutti e due, cominciava il “dopo”.

Per un istante la luce aveva benedetto questi due luoghi, lasciandoli ora andare ognuno al suo destino di rovina o di maceria. La rinascita e la demolizione.